06 giugno, 2025

Lezioni dall’ecosistema che non dorme mai



Siamo volati a New York e Boston con alcuni soci IAG per scoprire come agiscono i migliori nel venture capital. Velocità, supporto concreto alle startup e mentalità ambiziosa: ecco cosa ci ha colpito. Ora vogliamo portare tutto questo in Italia e dare una spinta forte al nostro ecosistema.

Innovation Trip by IAG, New York & Boston

Dopo Israele, Silicon Valley e Berlino, quest’anno siamo volati oltreoceano con una delegazione di 25 soci di Italian Angels for Growth (IAG) per esplorare da vicino due ecosistemi che fanno scuola nel venture capital: New York e Boston.

Ma questo articolo non vuole essere il solito resoconto.
Voglio raccontarvi tre cose:
1. Perché organizziamo gli Innovation Trip
2. Cosa ci ha lasciato l’East Coast
3. Cosa possiamo fare, già oggi, per far crescere il nostro ecosistema

Perché partire?

La risposta è semplice: perché lì le cose funzionano in modo diverso. E funzionano meglio.

Spesso, in Italia, abbiamo la (malsana) abitudine di voler reinventare ogni volta la ruota. Tentiamo di improvvisarci VC senza un confronto strutturato con modelli di fund management realmente performanti.
Ma come fanno i migliori fondi internazionali a selezionare le startup? Con quale velocità prendono decisioni? Quali KPI guidano le scelte di investimento? Come costruiscono un portafoglio in grado di restituire l’intero fondo? E soprattutto: perché riescono a investire nelle migliori aziende, mentre noi le lasciamo scappare da sotto il naso?

Non si tratta di sentirsi in difetto, ma è un’occasione per imparare, confrontarsi e accelerare. Gli Stati Uniti sono avanti, e non raggiungerli non è un fallimento - ma ignorare chi sta già giocando ad alti livelli è un’occasione persa.

Molti fondi italiani si sono lasciati sfuggire aziende come UnoBravo o Scalapay, oggi sostenute da attori internazionali come Insight Partners e Tiger Global. Perché hanno investito? Quando hanno deciso di farlo? E perché non lo abbiamo fatto noi, che viviamo nello stesso Paese dei founder?

Capire come ragionano i grandi fondi globali non è una mera curiosità, ma un dovere per chi vuole davvero essere protagonista nel venture.

Cosa abbiamo imparato?

Questi viaggi servono a studiare chi è più bravo di noi. Copiare, per una volta, è un atto di intelligenza. 

Il VC si può semplificare in quattro fasi: scouting, selecting, closing, supporting. Tutti i fondi competono sul punto 3: il closing. Ma per arrivarci e “vincere” un deal nel mezzo di 1500 fondi americani, bisogna costruire dei superpoteri sugli altri punti.

Abbiamo visto come ogni fondo vincente abbia sviluppato una propria “secret sauce”, soprattutto nella fase di supporto alle startup. Tutti - nessuno escluso - hanno costruito piattaforme interne per aiutare le società in portafoglio a crescere: team dedicati, specialisti, una rete di contatti internazionale. È questo che fa la differenza nella fase post-investimento. 

Un altro tema è la velocità.
In Italia, raccogliere un fondo può richiedere 18-24 mesi. I 12 first-time GP che abbiamo incontrato negli USA lo hanno fatto in 3-4 mesi. E quando si tratta di investire, fanno tutto in meno di 10 giorni. Velocità non è frenesia, è competitività.

E la mentalità? Ancora più sorprendente.
Negli USA, Gli LP allocano fino al 10% del loro patrimonio in venture capital, e i GP non investono se non pensano che una startup possa ripagare l’intero fondo.

Questa è la scala con cui si muovono. E non è solo una questione di numeri, ma di approccio.

E adesso? Cosa possiamo fare qui?

La buona notizia è che anche da noi qualcosa si muove, l’ecosistema italiano sta cambiando. Stanno nascendo nuovi fondi, italiani ed esteri, e non possiamo rimanere fermi. 

Serve un cambio di pelle.
In IAG abbiamo già cominciato, portando i tempi di closing sotto i 30 giorni. Con Eden Ventures siamo scesi addirittura sotto i 14. Non possiamo chiedere ai founder di muoversi in fretta, se poi li blocchiamo per mesi con due diligence infinite - magari per un round da appena 3 milioni di euro.

Se vogliamo essere credibili, dobbiamo essere rapidi.

Stiamo anche costruendo una platform data-driven, che sfrutta i contatti dei nostri 500 soci per generare oltre 50.000 connessioni di secondo livello.
L’obiettivo? Introdurre i founder alle persone giuste, per aiutarli a scalare più velocemente. Non solo capitali, ma opportunità concrete. 

Questa trasferta è stata molto più di un viaggio. È stata un’occasione per guardarsi allo specchio, con l’umiltà di chi osserva per imparare ma anche con l’ambizione di chi vuole diventare protagonista.

Grazie ai fondi e ai GP che ci hanno accolto, a Luca Rancilio e al suo team (Stefania Rossetti e Erica Russo) per il supporto organizzativo e a tutti i soci IAG che hanno partecipato a questo splendido trip.

Tra una cena e una passeggiata, abbiamo fatto quello che sappiamo fare meglio in IAG: mettere in moto l’intelligenza collettiva.

Alla prossima destinazione!
(Siamo aperti a suggerimenti 😉)

I players:

Insight Partners: Roshni Dugar and Fabrizio Serafini 

FirstMark Capital: Rick Heitzmann

Armando Biondi

Italian Innovators Initiative: Simone Tarantino

Umberto Lobina

645 Ventures: Vardan Gattani, 

Manhattan Venture Partners: Bradley Fishman, Karl Bornefalk, Eric Brachfeld, Jared Carmel,

Blisce: Michael Chertkov, Sam Giber, Alexandre MARS, Naomi Fujiki

Left Lane Capital:  Vinny Pujji, Matthew Miller, Esther Gonzalez and Elizabeth Donovan 

Interplay: Mark Peter Davis, Mike Rogers, Will Richardson

Gaingels: Brian Lucksinger, Jennifer Jeronimo.

Omega Funds: Sean Cumiskey, Francesco Draetta, Brent Jiang, Claudio Nessi, Otello Stampacchia

Cambdrige Innovation Center: Suman Lal

TBD Angels: Ben Littauer 

Rubedo Life Science: Ali Siam

Chiesi Group - David Lough 

Underscore VC: Richard Dulude, Chris Gardner, Lily Lyman

Boston Children's Hospital: Roberto Chiarle, Simone Piane, Ulysses W. Sallum, Ph.D., Julia Burke

ALKemist Bio

Laurel Touby and the 12 emerging managers: Viewpoint, Drew Aldrich, Scrub Capital, Christina Farr, Geek Ventures, Ihar Mahaniok, Wavemaker Three-Sixty Health, Maxim Owen, Hannah Grey VC, Jessica Peltz-Zatulove, humbition, Slava Rubin, Bullish, Michael Duda, Sharran Deora, BioRock Ventures, Mary Wheeler

I soci

Gianluigi Guida, Paola Bonomo, Matteo Bay, Riccardo Lucio Agostini, Giovanni Strocchi, Sara Burigo, Massimiliano Perletti, Carlo Mazzarella, Claudio Boni, Paolo Angelucci, Antonio Davoli, Simone Zinanni, Cosimo F. Biliotti, Giuseppe Visentini, Christian Marchesi, Luca La Mesa, Letizia Mansutti, Carlo Tassi, Giulio Ambrosi, Sergio Togni, Lucinda Furci, Giuseppe Mantero.