24 maggio 2022

NOMESIA entra a far parte del gruppo TINEXTA: exit per IAG



Uno dei primi partner Google Italia, Nomesia ha ricevuto in questi anni anche il sostegno di alcuni soci di Italian Angels for Growth, e negli scorsi giorni è stata acquisita da Co.Mark SpA, TINEXTA S.P.A., tramite la controllata Queryo Advance Srl.

Nomesia è un’agenzia di Web Performance Marketing nata a Milano nel 2008 dalla passione di un gruppo di professionisti del web. L'agenzia è oggi strutturata in team fortemente integrati fra loro: Sviluppo, Grafica, SEA, SEO e Social lavorano in maniera sinergica per il raggiungimento di precisi obiettivi di business. Il costante aggiornamento sulle più recenti ed innovative tecnologie permette di offrire consulenze e strategie avanzate di digital marketing, così da promuovere il business online nel modo più professionale ed efficace possibile.

Uno dei primi partner Google Italia, Nomesia ha ricevuto in questi anni anche il sostegno di alcuni soci di Italian Angels for Growth, e negli scorsi giorni è stata acquisita da Co.Mark SpA, TINEXTA S.P.A., tramite la controllata Queryo Advance Srl.

Ne parliamo con Marco Achilli, Champion IAG in questo investimento.

Nomesia nasce nel 2008. Tra i fondatori Filippo Margary, venuto a mancare all’affetto dei suoi cari lo scorso anno. Puoi raccontarci l’incontro tra i business angel di Italian Angels for Growth e la realtà guidata sino al 2020 da Filippo?

In realtà l’azienda era nata nel 2006 con altro nome e poi con l’ingresso di Filippo Margary divenne Nomesia nel 2008. Marco Bicocchi Pichi che è stato con me co-champion nei primi due anni di investimento, era stato il responsabile di Filippo in una sua precedente esperienza come consulente e da qui nacque il contatto.

Nomesia inizialmente era una delle start-up del gruppo Kerios e quindi Filippo era uno degli interlocutori che incontrammo per valutarne il business plan e le prospettive di crescita. All’epoca l’azienda era mono-servizio, faceva solo Lead Generation 100% a successo B2B con la piattaforma ContactBox e già fatturava 450.000€ acquistando il traffico da Google con un modello di business che ci sembrò innovativo.

Che valore hai riconosciuto a Filippo? Quanto conta la capacità imprenditoriale dei founders per il successo di una startup e qual è l’importanza di avere al proprio fianco dei validi investitori?

Ho imparato a conoscere Filippo nel tempo, 11 anni non sono pochi, e gli ho sempre riconosciuto una grande capacità di fare team e di gestire l’azienda come una famiglia allargata, oltre a una conoscenza delle dinamiche digitali che univa ad una grande creatività nel costruire nuove offerte digitali e che ha consentito all’azienda di allargare la tipologia di servizi offerti quando il mercato della lead generation è mutato nel tempo con l’aumentare del costo per click di Google.

La capacità imprenditoriale dei founders conta tantissimo e un team coeso ancora di più. Aggiungo che la capacità di ascolto e di rimettersi in discussione sono capacità importantissime, perché spesso il founder si trova a dover gestire parecchie crisi che non si riuscirebbero a risolvere senza una mentalità aperta. La determinazione e la perseveranza sono importanti ma non bastano.

Se gli investitori sono in grado di essere coach e mentor dell’imprenditore, oltra a portare il capitale, è più probabile avere successo. Non è semplice essere un buon consigliere di amministrazione non esecutivo, bisogna comprendere le situazioni e orientare l’imprenditore rispettandone il ruolo. Con Filippo abbiamo avuto i nostri momenti di tensione che siamo sempre riusciti a risolvere, entrambi nel tempo abbiamo imparato a relazionarci in maniera efficace.

Quale situazione ricordi con maggior piacere dei tanti momenti condivisi in questi anni che hanno portato all’acquisizione della società da parte di Co.Mark?

Tanti ricordi, anche momenti complessi. È difficile scegliere una situazione in particolare, ma se proprio devo, mi fa piacere ricordare i momenti di allineamento e condivisione con Filippo che spesso terminavano con un pranzo in Via Imbonat da Amilcare, tipica trattoria milanese. Era un momento di relax alla buona che ci aiutava a condividere momenti di vita personale e a mettere tutto nella giusta prospettiva.

Ricordo anche tanti momenti della prima due diligence con Co.Mark nel corso del 2019 per valorizzare al meglio l’offerta di Nomesia e impostare un piano di sviluppo, nonché le fasi negoziali.

Gli investitori, in generale, concordano sui criteri fondamentali per valutare una startup. Tra questi: la qualità del team. Proprio nei suoi post su LinkedIn, Filippo raccontava e presentava i suoi collaboratori, parlando dei #Nomesiaboys e delle #Nomesiagirls. Tu stesso ringrazi tutte le donne e uomini di Nomesia che sono i veri protagonisti di questo successo. Negli ultimi mesi hai difatti traghettato la società all’exit: la tua priorità è stata quella di dare continuità a Nomesia e poi di trovare la giusta collocazione, rispettando gli impegni assunti per tutelare e garantire il futuro e lo sviluppo professionale del team. Puoi raccontarci qualcosa di questo ultimo anno e quali gli obiettivi futuri?

Sembra un luogo comune parlare della qualità del team, tuttavia è proprio così. Filippo era una persona dalle grandi doti umane e ha costruito nel tempo una famiglia lavorativa molto coesa e unita che è risultata essere determinante quando si è ammalato a novembre 2020.
Sono certo che non sarei riuscito a traghettare con successo la società nel periodo della malattia di Filippo se il gruppo di donne e uomini di Nomesia non fosse stato coltivato così bene, perché anche io metto sempre le persone al centro, come faceva Filippo. Così siamo riusciti a tornare a una buona profittabilità dopo un difficile 2020 e a centrare l’obiettivo di vendere al meglio a Queryo.

Sono stati 18 mesi molto intensi nei quali tutto il team ha lavorato all’unisono, senza risparmiarsi e accettando anche alcuni cambiamenti nei processi: penso alla Lean per la gestione dei progetti, all’adozione di un sistema di performance appraisal e di maggiore coinvolgimento del reparto operation sul raggiungimento di fatturato e margine.
Insieme abbiamo costruito i presupposti per rendere possibile una exit che in primo luogo potesse fornire maggiori opportunità per il team e garantire un tesoretto per Carolina e Andrea, i figli minorenni di Filippo.

Gli obiettivi di Nomesia per il futuro sono ora molto interessanti e sfidanti, perché inserita nel nuovo contesto del gruppo Tinexta, dove potrà scalare ad altri livelli e mettere a terra tutto il potenziale digitale che possiede in ambito B2B così come avrebbe voluto Filippo.

Abbiamo raggiunto l’obiettivo di creare posti di lavoro e professionalità di alto livello per tanti anni e nonostante l’azienda non abbia scalato come avremmo desiderato, siamo stati in grado di trovare una soluzione che garantisse queste professionalità anche dopo un tragico evento.

Come uomo e business angel sono molto fiero.