30 aprile 2020

Paolo Berra: “Le competenze trasversali delle start-up Life Science potrebbero essere decisive nella lotta al Covid-19”



Manager e scienziato con esperienza internazionale nei settori della Big Science e nell’Industria, Paolo Berra è entrato a far parte di Italian Angles for Growth nel 2012. Fisico nucleare, imprenditore, science columnist e angel investor con particolare interesse per il settore Life Science.

Manager e scienziato con esperienza internazionale nei settori della Big Science e nell’Industria, Paolo Berra è entrato a far parte di Italian Angles for Growth nel 2012. Fisico nucleare, imprenditore, science columnist e angel investor con particolare interesse per il settore Life Science.

Qual è il tuo background?

Mi sono da sempre occupato di tecnologia, scienza e innovazione. Mi sono laureato in ingegneria nucleare al Politecnico di Milano, conseguendo poi un PhD presso l’Institut de Physique Nucléaire di Lione. Ho lavorato per molti anni nei settori della fisica, ingegneria meccanica e project management presso il CERN di Ginevra, con particolare riguardo allo sviluppo di nuovi acceleratori di particelle per la terapia del cancro. Successivamente ho conseguito una specializzazione in Business Administration all’Università di Harvard. Oggi alle mie attività di imprenditore e manager affianco quelle di angel investor.

Perché hai scelto di far parte di IAG?

Circa vent’anni fa mi sono imbattuto quasi per caso, da giovane fellow del Technology Transfer del CERN, in un corso sulle start-up presso l’École Polytechnique di Losanna. Già allora, infatti, il governo locale intravide la necessità di creare un ecosistema innovativo in Svizzera. Dopo alcuni anni, grazie ad Harvard, ho avuto poi la fortuna di conoscere il settore dei venture capitalist in un ambiente già strutturato come quello di Boston. Così quando, da imprenditore nel campo dell’ingegneria, sono entrato in contatto con IAG, non ho esitato a prendere parte al progetto nell’allora nascente mondo delle start-up italiane. Dalla ricerca all’industria e successivamente al business dell’innovazione, ho cercato sempre di creare un continuum di esperienze-valori da far evolvere e trasferire e l’esperienza di IAG va proprio in questa direzione.

Cosa apprezzi di più della vita associativa IAG?

Senza dubbio la diversità. IAG, il più vasto gruppo di business angel in Italia, è un insieme di persone – manager, imprenditori e professionisti- provenienti da vari settori – dal digitale, al biotech, all’industria manifatturiera, ecc.-, in grado di fornire competenze e capitali al mondo delle giovani start-up. Creare un’azienda innovativa dalle fondamenta non è semplice e proprio in questo contesto si inseriscono gli angel: identificare idee brillanti e persone altrettanto valide che possano trasformare queste intuizioni in realtà, trasferendo quindi a loro quelle esperienze che difficilmente si possono apprendere sui banchi di un'università. Allo stesso tempo gli angel di IAG traggono vantaggi dalle esperienze di imprenditori e soci - dagli incontri di screening con le start-up, ai corsi sull’angel investing-, riuscendo quindi ad interagire con settori multidisciplinari, il più delle volte differenti dalle proprie competenze specifiche. 

Perché le startup Life Science potrebbero essere più efficaci delle grandi corporate in questo frenetico momento di ricerca di soluzioni anti Covid-19?

Guardando il sito Coronavirus Innovation Map di StartupBlink, appare evidente come questa lunga battaglia alla pandemia abbia assunto una dimensione globale e come in tutte le città del mondo si stiano cercando soluzioni innovative alle problematiche connesse al Covid-19. Dalla prevenzione – con sistemi di tracciamento digitali-, alla diagnosi – test sierologici veloci e a basso costo-, ai trattamenti con nuovi farmaci e vaccini e l’uso della telemedicina, le start-up del settore Life Science risultano oggi più che mai decisive. Queste, infatti, sono in grado di sviluppare processi e prodotti con tempistiche difficilmente raggiungibili dalle grandi corporate del settore medicale, lavorando molte volte anche in sinergia. Il tutto grazie alla loro flessibilità, allo stretto legame con gli incubatori tecnologici e il mondo accademico, nonché alla possibilità di utilizzare competenze avanzate trasversali, dall’intelligenza artificiale ai big data.

Quali trend potrebbero maggiormente cavalcare?

Dall’uso massiccio dell’intelligenza artificiale, alla tecnologia 5G, dai big data alle applicazioni digitali, fino alle vaste ricadute nei settori biotech e green economy: appare oggi sempre più evidente il legame tra sviluppo tecnologico e geopolitica. È indubbio, infatti, come da anni sia in corso una vera e propria guerra commerciale globale, in cui l’innovazione sta diventando sempre più importante per determinare la performance economica di ogni singola nazione e l’attuale situazione dovuta al Covid-19 non sta facendo altro che accelerare tale processo. Ad una profonda crisi economica, in cui parecchie attività inevitabilmente cesseranno di esistere, seguirà presumibilmente una rapida crescita nel post pandemia, alimentata dalle necessità di cambiamento e dagli enormi stimoli monetari e fiscali. In questo contesto, le start-up tecnologiche nel settore Life Science saranno sicuramente pronte a cavalcare la prossima ondata innovativa e potranno godere certamente di ingenti investimenti, sia pubblici sia privati. Con l’intelligenza artificiale, il machine learning, i big data e la rete superveloce impareremo, per esempio, a sviluppare sempre meglio nuove terapie mediche, farmaci e vaccini, a migliorare la diagnostica per immagini, fino ad una medicina personalizzata attraverso l’intenso uso di sensori. Quindi quello che è certo, a mio avviso, è che sarà proprio l’innovazione una delle chiavi per risolvere le problematiche della pandemia, sia in termini sanitari sia economici, indicando alla società la strada da intraprendere. Starà poi a tutti noi saper gestire al meglio il cambiamento che ci attende.