25 novembre 2021

Anna De Stefano, creare “valore con valori”



Inclusione e diversità sono essenziali per il successo. Role models femminili e scambio di esperienze una ricchezza da valorizzare.

Laureata in Economia e Commercio, con un MBA MIT Sloan School of Management- STOA', Anna è Legal Design Expert, Angel investor, startup advisor e mentor sui temi di business, strategia, team e comunicazione,  oltre che una viaggiatrice curiosa e un’appassionata ambassador dei temi dell’inclusione femminile e dello scambio intergenerazionale.

Entrata nel 1994 in un’azienda di editoria giuridica appena nata se ne è appassionata e l’ha diretta per più di venti anni portandola a diventare leader nel suo segmento di mercato e brand di riferimento.  Conosciamola meglio in questa intervista.

Qual è il tuo background?

Ho un background abbastanza trasversale tra discipline di management e quelle più squisitamente legali e fiscali. In un certo senso sembrava scritto così, infatti lo stesso giorno che diedi l’orale dell’esame di stato per commercialista nel pomeriggio diedi la presentazione del lavoro finale dell’MBA.

Il tutto con un sottofondo comune che è la ricerca di fare cose “belle”, nel senso ampio della definizione, che creino valore.

Ho cercato di fare questo in tutte le mie esperienze sia di giovane dottore commercialista in studio e in azienda, sia nella mia avventura ultraventennale in Memento, casa editrice nel settore giuridico che ho diretto sin dai primi passi fino al 2018. Crescere da 4 persone e una scrivania a 40 persone con un’azienda strutturata e di prestigio è stata appunto una bella avventura, in cui ho cercato di avere sempre come punti di riferimento la creazione di “valore con valori”, l’attenzione allo spirito di squadra e alla cultura aziendale, la cultura del cliente al centro di ogni attività e dell’innovazione per prepararsi al futuro. Continuo a fare questo investendo in qualche startup e, soprattutto, supportandole come mentor e advisor, e anche cercando di supportare l’innovazione nel settore legale, in primis la semplificazione del linguaggio legale per renderlo più chiaro, coinvolgente e pratico (utilizzando il metodo del legal design). 

Ultimo punto comune delle mie esperienze è il carattere internazionale, che forse un po' rispecchia la mia curiosità di viaggiatrice.

European Women of Legal Tech 2020, Business Angel, Startup Mentor. L’innovazione per te, anche tech, è sempre in funzione “human centric”. Nella trasformazione di servizi e prodotti e in un mondo con schemi valoriali in rapida evoluzione, l’inclusività è sempre più importante. Quali secondo te le priorità del mondo che verrà e quale sarà il ruolo e il compito delle aziende?

Si, sono una convinta “human centric”. Per cui, in un mondo dove il progresso tecnologico fa passi da gigante e probabilmente impensati fino a poco tempo fa, ritengo sia sempre importante chiedersi quale sia il “valore umano” che le nuove tecnologie portano. Non solo quindi che qualcosa sia “tecnologicamente fattibile”, ma soprattutto “cosa da in più questa tecnologia agli umani”?

Questo il paradigma di fondo.

Sul come fare questo grande cambiamento tecnologico e sociale, ritengo che la diversità e quindi l’inclusività delle esperienze, competenze, punti di vista sia veramente un aspetto centrale. Sia per potere “includere” quante più persone nella società tecnologica, sia per garantire il rispetto delle caratteristiche culturali e umane essenziali anche da parte di tecnologie molto potenti. Come, ad esempio, il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo da parte delle soluzioni di intelligenza artificiale che saranno sviluppate in Europa che la Commissione UE ha inserito nella sua proposta di linee guida per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. O anche il riconoscimento dell’importanza delle materie “umanistiche” viste in un continuo dialogo con la tecnologia, avviata a svolgere processi sempre più sofisticati ed autonomi.  

Sintetizzando direi che il ruolo che le aziende possono avere nel disegnare il futuro sia creare valore economico dalle opportunità che la tecnologia mette a disposizione ma con attenzione al valore “umano”.

Attivamente coinvolta nell'ecosistema dell'innovazione italiano, cosa apprezzi di più dei servizi associativi di IAG?

L’angel investing e IAG sono state una bellissima scoperta, e ringrazio ancora Roberto Magnifico e Luigi Capello per avermici traghettato.

Trovo che sia una community di persone di grande e variegata esperienza che hanno voglia di
metterla in comune e di provare a costruire, o partecipare a costruire, il futuro. Insieme a tanti giovani founder che ci riempiono di energia e visione. In questo IAG penso ci aiuti molto facilitando molti momenti di incontro ed essendo sempre in ascolto delle esigenze e idee degli associati.

Quindi un’associazione dinamica che svolge con partecipazione il suo ruolo di ponte tra belle imprese emergenti e un insieme di competenze variegate e proattive.

La simpatia e gentilezza di Leonardo e del team completano poi il quadro.

In IAG ricopri il ruolo di Champion di Yobs, startup statunitense che innova l’HR attraverso l’Intelligenza Artificiale, il cui obiettivo è aiutare le aziende a valorizzare i propri talenti lungo il loro life time all’interno dell’organizzazione. Puoi raccontarci questa esperienza e le sfide che comporta?

Si, ricopro il ruolo di Champion con Roberto Montandon con cui ci completiamo molto bene.

Yobs è una bella startup statunitense con founder italiano, anche qui “human centric” perché l’intelligenza artificiale ha sempre lo “human in the loop” sin dall’ideazione, ed è questo aspetto che mi ha convinto ad investire e ad esserne poi uno dei champion.

Il fatto che sia in California è sicuramente interessante e ci fa conoscere meglio la realtà di quella parte del mondo e di Silicon Valley; dall’altro canto però fa perdere un po' della vicinanza alla startup che in genere un business angel cerca. In questo caso facciamo ancora più affidamento sui founders (che sentiamo regolarmente) e sulla loro capacità di sapere adattare la propria soluzione alle esigenze dei clienti. Tra l’altro, come per tutti, il periodo covid ha creato un po' di assestamento anche nelle loro attività ed è stato sicuramente una bella palestra.

Le donne continuano a fare fatica ad acquisire posizioni di potere. Perché abbiamo bisogno di un empowerment femminile per contrastare la loro sottorappresentazione nel mondo del lavoro? E quali consigli daresti alle giovani donne che desiderano fondare una startup?

Vero, purtroppo, e mi rammarica molto. Questo è un argomento che dovrebbe interessare tutti, uomini e donne, proprio nell’ottica dell’importanza che inclusione e diversità hanno nel costruire imprese di successo.

Per questo serve raccontare di più role model femminili, per mostrare che è possibile fare dei percorsi di carriera e di vita che siano diversi da quelli tradizionali. Per autorizzare le giovani donne a chiedersi quale sia il loro vero percorso professionale e dopo aiutarle a costruirlo. Per affermare uno stile di leadership femminile o comunque personale, non necessariamente allineato allo stile prevalente.

Molto importante lo scambio di esperienze e il supporto che le donne che hanno raggiunto traguardi importanti possono dare alle giovani donne, anche nel creare la consapevolezza che “si può fare”. Consapevolezza anche che esiste un supporto forte su cui contare.

Alle giovani founder direi che se hanno voglia di rischiare, di lavorare sodo e hanno un’idea che pensano vincente devono provarci, sapendo che forse dovranno faticare un poco più dei colleghi uomini, soprattutto nel fare capire un diverso approccio, ma la qualità in genere paga.

Poi ci sono sempre più donne tra i Business angels e i VC e quindi possiamo aiutare a costruire il ponte tra le nuove founders e il sistema consolidato soprattutto finanziario, facilitando il linguaggio comune. Ricordiamo poi le associazioni come SheTech o RoleModels Rebel, che proprio fanno attività di sensibilizzazione e formazione sull’argomento e che sono di grande aiuto.

Potere scegliere chi si vuole diventare e avere gli strumenti per provare a realizzarlo è un modo di vedere la vita che mi appassiona molto e, per quello che posso, cerco di dare il mio contributo perché non sia un privilegio, per le donne e in generale.

Ho la fortuna di avere incontrato altre persone che condividono questo approccio e spero che insieme saremo di fattivo supporto e ispirazione per i giovani perché scrivano e realizzino veramente il “loro” futuro.