2 marzo 2022

Antonio Leone: “Business Angel? Investitori che creano valore”



Antonio Leone, Ingegnere elettronico con lunga esperienza nel settore Biotech, è stato Chairman e CEO mondiale di Kontron Instruments, gruppo Roche, dove ha diretto 5 centri di sviluppo e ricerca e 4 siti di produzione oltre ad una serie di acquisizioni.

Nel 1993 è passato al gruppo Olympus, dove ha ricoperto la posizione di CEO Olympus Medical System Europa Amburgo, con un fatturato di 700 milioni di euro e 2300 dipendenti.
Antonio è stato Presidente BELLCO del fondo Charme-Montezemolo&Partners. Attualmente, ricopre la carica di Consigliere di Amministrazione Cellply S.r.l e Resalys pharmaceutical.

Dal 2015 al 2021 Antonio è stato Presidente di Italian Angels for Growth, contribuendo in modo significativo alla sua crescita.

Scopriamo di più sui cambiamenti e successi dell’associazione durante la sua guida.

Top manager internazionale con oltre 40 anni di esperienza nel settore delle apparecchiature medicali e protagonista assoluto del seed venture capital italiano. Puoi raccontarci come ti sei avvicinato al mondo degli investimenti?

Mi sono sempre occupato di investimenti. Questo mi ha certamente aiutato alla sfida che ho deciso di raccogliere negli ultimi 15 anni. Investire in società in grado di cambiare il futuro, all’inizio della loro storia. Ho sempre puntato tutto sulla qualità dei miei collaboratori.

Dopo essere stato amministratore delegato di grandi aziende internazionali, da giugno 2015 a giugno 2021 hai ricoperto la carica di Presidente di Italian Angels for Growth. Come hai visto crescere e cambiare IAG in questi anni?

Il gruppo di persone che rappresenta IAG è stato una pedina fondamentale in un processo di trasformazione che vedeva il nostro Paese in ritardo rispetto ai suoi partner. Il venture capital italiano e l’investimento in start up hanno ancora molta strada da fare ma negli ultimi anni si è fatto moltissimo.
In quindici anni di attività, Italian Angels for Growth, ha raggiunto un volume totale di oltre 50 milioni di euro investiti dai suoi soci, analizzando un totale di oltre 6.500 startup, effettuando 110 investimenti e finalizzando oltre 15 exit.
Quello che è oggi il più grande network di business angel professionali in Italia (+270 soci), si è anche distinto per il consolidamento della struttura interna permanente. Otto professionisti qualificati collaborano attivamente con i business angels nella selezione dei migliori progetti, affiancandoli nelle fasi di definizione e messa a punto degli investimenti. Negli ultimi anni, inoltre, abbiamo sottolineato il fondamentale rapporto che può crearsi tra aziende ed il ruolo dei business angels, quali facilitatori nel rapporto con le startup per la generazione di innovazione. Per questo motivo diverse Corporate, tra cui KPMG, Novartis e Mastercard, hanno scelto di aderire all’associazione.

Quali sono stati i momenti più significativi?

Quando mi sono accostato a IAG ho trovato un gruppo di eroi uniti intorno al fondatore dell’organizzazione, Francesco Marini Clarelli, un investitore lungimirante.
Nonostante le difficoltà di operare quasi da soli, questo gruppo ha creduto fino in fondo nella sua missione. Nel tempo abbiamo costruito un’organizzazione più strutturata. Oggi IAG è un insieme di investitori con un approccio pragmatico unito ad un’attitudine al rischio.

IAG è diventata in questi anni, la più grande community di business angel, imprenditori e corporate in Italia che condividono competenze, capitali e impegno per supportare l’innovazione e l’imprenditorialità. Quale situazione ricordi con maggior piacere dei tanti momenti condivisi con i membri del Consiglio Direttivo e i soci?

Difficile ricordarli tutti. È stato un percorso entusiasmante, e continua ad esserlo. Ad un certo punto ci siamo accorti di non essere più soli. Le istituzioni come CDP, gli altri club deal e i fondi di venture capital hanno cominciato a collaborare insieme. Oggi co-investiamo con attori di tutto rispetto con cui condividiamo un processo di creazione del valore. Non era scontato, lo considero un traguardo importante.

In questi anni hai avuto modo di finanziare diverse realtà e di ricoprire anche il ruolo di Champion. Quale raccomandazione daresti ad un founder che sceglie di affidarsi alla figura di business angel professionale?

Come sempre è difficile trovare una ricetta valida per tutte le opportunità. Ogni realtà è diversa dalle altre. Probabilmente darei ai founders lo stesso consiglio che do ai nuovi investitori: “People make the difference!”
Non fermatevi ad analizzare solo l’opportunità di investimento con il business plan. La squadra che costruite intorno al progetto è fondamentale per il successo. Incluso la scelta dei business angels da affiancare come CHAMPIONS.