27 maggio 2022

Ecosistema bancario e innovazione: la rivoluzione Fintech



Dal 2019 Italian Angels for Growth, il più grande gruppo italiano di business angel professionali, ha aperto le porte alle aziende nazionali e internazionali interessate alla ricerca e alla promozione dell'innovazione. Tra i Corporate Partner IAG dal primo periodo anche Banca Finnat.

Le origini e la storia di Banca Finnat sono legate alla Famiglia Nattino e risalgono al 1898: una lunga esperienza sui mercati Finanziari maturata prima come Finanziaria, poi come Commissionaria di Borsa, quindi come SIM ed infine, dal 12 febbraio 1998, come Banca di Intermediazione.

Il gruppo Banca Finnat Euramerica S.p.A. offre un'ampia gamma di servizi che spaziano dal Financial Planning all'Advisory & Corporate Finance, all'Asset Management, ai Servizi Fiduciari, alla gestione di Fondi Immobiliari, nonché ai tradizionali servizi bancari.

Dal 2019 Italian Angels for Growth, il più grande gruppo italiano di business angel professionali, ha aperto le porte alle aziende nazionali e internazionali interessate alla ricerca e alla promozione dell'innovazione. Tra i Corporate Partner IAG dal primo periodo anche Banca Finnat.

Se da un lato le Fintech continuano a crescere, dall’altro le banche tradizionali devono evolversi verso un modello ibrido attraverso la modernizzazione delle loro operazioni. Tante quindi le sfide in questo settore. Ne parliamo con Alberto Alfiero, Vicedirettore Generale Banca Finnat.

IAG e i suoi business angel si focalizzano sulla fase seed di una startup, affiancando gli imprenditori non solo con i capitali, ma anche con le competenze e il business network di professionisti esperti ed affermati nel loro settore, con lo scopo di alimentare anche il bacino di potenziali società che un domani si quoteranno. La vostra realtà finanziaria è vicina agli imprenditori in stadi più maturi del loro sviluppo, anche IPO. Come vede la collaborazione tra un’associazione di business angel come Italian Angels e una realtà finanziaria?

Come da Lei correttamente osservato una realtà come quella di Banca Finnat, quando guarda al mondo del Venture Capital, lo fa con un focus particolare sulle imprese che, pur giovani, possono essere assistite su molteplici fronti: certamente le quotazioni in Borsa, sono operazioni di straordinario interesse per noi. Ma pur senza arrivare alle IPO, che sono un traguardo importante ma concretamente considerabile solo per le startup cresciute, il nostro gruppo può dare supporto anche per altre esigenze, assai più diffuse e comuni tra le giovani imprese. Penso ad esempio alla gestione dei rapporti con i loro azionisti (tramite la nostra Fiduciaria) o alle possibili emissioni di Mini-bond o comunque alla assistenza all’imprenditore in operazioni di finanza straordinaria.

I Business Angel rappresentano un po’ l’altro lato del Venture Capital: quello degli investitori, a cui Finnat guarda con altrettanto interesse. Molti nostri clienti sono investitori in Venture Capital, chi tramite fondi o veicoli, chi direttamente in startup. Tra essi anche alcuni soci di IAG. Le nostre soluzioni per essi sono diverse e rispondono ad esigenze di diverso livello: da quelle più “basiche” legate alla mera operatività a quelle più sofisticate.

Gli investitori diventano sempre più sofisticati e con interessi a supportare il tessuto economico del sistema Paese. Come si sono evoluti i vostri servizi per chi vuole investire e quali opportunità offrono le nuove normative in tema di agevolazioni fiscali e non solo?

MI aggancio alla risposta precedente: i nostri servizi si sono evoluti anche per rispondere a necessità più sofisticate.

Penso ad esempio alla possibilità tramite la nostra SGR Lussemburghese di costituire Fondi dedicati al Venture capital o alle PMI, magari riservati a gruppi predefiniti di investitori.
O penso al lancio, lo scorso anno, del nostro servizio sui PIR Alternativi, con il quale stiamo consentendo agli investitori di detenere dentro un unico “contenitore” non solo partecipazioni dirette in Startup ma anche fondi di qualsiasi tipo (aperti o chiusi) nonché strumenti finanziari quotati sui quali diamo la possibilità di operare liberamente purché, naturalmente, nel rispetto dei vincoli previsti dalla normativa (che ci preoccupiamo di verificare nel continuo).

Credo superfluo evidenziare i notevoli vantaggi, soprattutto fiscali, di un PIR alternativo nel quale far confluire, in totale autonomia, asset così variegati tra loro.

La coopetition, ovvero la collaborazione tra soggetti che in teoria dovrebbero essere competitor come banche e startup, è ormai fondamentale. L’ecosistema bancario può rafforzare la propria competitività puntando su una visione a tutto tondo dell’innovazione. A che punto siamo in Italia?

Siamo più indietro di altri Paesi, ma stiamo recuperando terreno assai rapidamente. C’è stata negli ultimi anni una notevole accelerazione. Nelle banche, non solo in quelle specializzate come Banca Finnat, ma anche in quelle più tradizionali, c’è ormai una consapevolezza diffusa sull’importanza dell’innovazione per il Sistema Paese. Ed anche sulla necessità di indirizzare gli investimenti e la propria attività sull’economia reale, che nel nostro Paese, più che altrove, significa piccole aziende e giovani imprenditori.

La rivoluzione tecnologica del fintech ha avuto un impatto su tutti gli attori economici coinvolti, mettendo in discussione il modello bancario tradizionale e il suo metodo di impostare le relazioni con una clientela sempre più esigente e digitalizzata. Quali sviluppi prevede?

Il termine Fintech è molto recente. E induce a pensare che solo recentemente il mondo della Finanza abbia cominciato a confrontarsi con la tecnologia.

In realtà non è così: questo è un percorso che ha rivoluzionato il settore finanziario italiano ormai da molti anni.

Cito come esempio una esperienza personale: la mia attività professionale è sempre stata contigua ai mercati Borsistici. Le persone con qualche capello bianco, come me, forse hanno un vago ricordo di immagini televisive nella quali si vedevano operatori che concludevano contratti urlando e facendo curiosi segni con le mani in un linguaggio comprensibile solo a loro. Erano le contrattazioni di Borsa: un lavoro allora molto “fisico” che è completamente scomparso. Ormai da tempo infatti - da molto tempo! - le borse sono sostanzialmente delle società informatiche. Io ogni tanto cerco di spiegare ai miei figli in cosa consisteva il mio lavoro di operatore di Borsa agli inizi della carriera… e non ci riesco! È un qualcosa che, proprio in virtù di una rivoluzione tecnologia, è ormai talmente superato, da risultare per loro incomprensibile. E processi come questi hanno riguardato numerosissimi aspetti della finanza e dell'attività bancaria. Negli anni 80 e 90 l’abbiamo chiamata rivoluzione informatica, poi “digitalizzazione”, ora la definiamo Fintech…. Ma il fenomeno non è nuovo: è certamente sempre più veloce ed ha impatti sempre più rilevanti; quindi, non si può rimanere indietro: Ma questo vale nel settore bancario e finanziario come in tanti settori.

A cura di Maria Cristina Mirabello – Communication Manager IAG